Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.
Thomas Edison
Scoprire di aver fatto un errore è sempre un momento di difficoltà nella vita di tutti noi e ancora di più nel mondo del lavoro.
La frase sopra riportata ci aiuta però a fermarci a pensare che non per forza l’arrivo di uno sbaglio ha una sola accezione negativa.
Come abbiamo detto più volte, il mondo di oggi è un mondo frenetico in continuo cambiamento.
Questo comporta che anche noi, per stare in piedi, dobbiamo essere disposti al continuo cambiamento.
L’evoluzione delle procedure e degli errori
Fino a qualche generazione fa, una procedura una volta stabilita, rimaneva quella e proprio quella doveva essere passata e tramandata da dipendente a dipendente. Nessuno poteva metterla in discussione perché era già stata verificata a monte; funzionava e quindi era valida e certa.
Oggi tutto questo non vale più; ciò che oggi per noi è una certezza, tra qualche ora potrebbe essere già stata sostituita da un nuovo processo più avanzato.
Faccio un esempio: le comunicazioni che vengono fatte ai clienti.
Comunicare con i clienti, ieri e oggi
Oggi esistono vari strumenti di comunicazione, si pensi ad esempio a What’s App, le email, i social network, le PEC; ma fino a solo qualche anno fa, potevamo immaginare che saremmo arrivati a tutto questo?
Avremmo mai potuto pensare che avremmo mandato messaggi vocali mentre camminiamo?
Esistevano solo le raccomandate A/R e i telefoni fissi; non era possibile altra procedura di comunicazione.
I cambiamenti che avvengono nel mondo, qualunque realtà essa sia, nascono da un dubbio di un qualcuno. Qualcuno che ha messo in discussione ciò che fino ad allora era possibile fare, oppure ha fatto “un errore”.
Errare è umano… ma anche costruttivo!
Solo analizzando gli errori, mettendo quindi in discussione il più spesso possibile ciò che facciamo, analizzando e rendendo il tutto più costruttivo che si può; solo così si può dare ad uno sbaglio un’accezione positiva.
Per dimostrarvi che questo modo di ragionare in realtà è più vicino a tutti noi di quanto pensiamo, vi chiedo di tornare ai tempi della scuola dell’obbligo, ora di matematica… Quando dovevamo dimostrare una qualsiasi regola di matematica, come si doveva fare? Partendo proprio dall’accezione negativa!!
Dimostrando che facendo diversamente da quella che era la regola, non sarebbe stato possibile risolvere l’esercizio, si dimostrava che la tesi sostenuta era vera.
Non credete sia possibile fare ciò, nel vostro mondo? Vi assicuro che è più facile di quanto pensiate…
Se siete interessati a scoprirne di più, contattateci!
Un abbraccio
Manuela
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