L’autotutela: Come difendersi dalle errate pretese dell’Amministrazione Pubblica
Sarà capitato anche a voi di ricevere una richiesta di pagamento dall’Agenzia delle Entrate, dall’Inps, dal Comune o dalla Polizia Municipale errata, illegittima o infondata.
Alle volte gli atti possono presentare evidenti errori di persona, di calcolo, oppure non considerare dei pagamenti di imposta che abbiamo regolarmente effettuato o delle detrazioni o deduzioni d’imposta che ci spettano.
In tutti questi casi è possibile fare ricorso all’esercizio dell’autotutela che consiste nel potere/dovere dell’amministrazione pubblica di correggere o annullare, di propria iniziativa o su domanda del destinatario dell’atto, tutte le richieste di pagamento illegittime o infondate.
L’esercizio dell’autotutela può consentire da un lato alla pubblica amministrazione di evitare una causa che la vedrebbe sicuramente perdente e dall’altro al cittadino/contribuente di evitare le spese e le lungaggini del contenzioso.
Come richiedere l’autotutela?
Se riteniamo non corretta la richiesta che abbiamo ricevuto dobbiamo presentare all’ufficio che ha emesso l’atto una domanda scritta di autotutela in carta semplice, nella quale occorre specificare l’atto di cui chiediamo la modifica o l’annullamento ed i motivi per i quali lo riteniamo errato, allegando alla stessa i documenti necessari alla prova.
Attenzione però, qualora l’ufficio destinatario della domanda non comunicasse l’esito della procedura o, dopo aver esaminato la richiesta, la ritenesse illegittima, occorrerà presentare con sollecitudine l’eventuale ricorso legale o provvedere al pagamento nei tempi previsti, in quanto la presentazione della domanda di autotutela non interrompe i termini per adempiere o ricorrere.
Un saluto da
Stefano e Marta
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