Coronavirus: c’è chi ha tanto tempo libero e chi lavora molto di più

Emanuela Barreri

In questi giorni di riposo a casa forzato tutti parlano di come impiegare il tempo libero e le proposte di letture, film, webinar sono innumerevoli.

 

C’è però anche chi lavora molto di più. Infermieri, medici, personale ospedaliero, farmacie, informatici, alimentari, pulizie, consegne a domicilio e tutti coloro che si sono attrezzati per lavorare da casa.

 

E si, anche i commercialisti.

Con ogni probabilità chi sta lavorando tanto prova anche un po’ di invidia nei confronti di coloro che hanno tanto tempo libero. Chi sta lavorando tanto vorrebbe poter cucinare, mettere a posto la casa, leggere, scrivere, telefonare agli amici… però non può.

I commercialisti sono in prima linea, stanno supportando i clienti che sono a loro volta disorientati e preoccupati.

Lo fanno anche con lo studio chiuso al pubblico, perché continuano a prestare assistenza via telefono o mail o qualsiasi altro strumento. Le agende si sono svuotate dagli impegni presso i clienti ma si sono immediatamente riempite di riunioni via web, che sono tendenzialmente più brevi e fanno risparmiare i tempi di trasferimento ma sono spesso faticose mentalmente e stancanti per il corpo, a cominciare dalla vista. La sera si è più stanchi di prima e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è guardare la tv.
 

L’adrenalina derivante dall’entusiasmo di essere riusciti ad usare nuove tecnologie lascia spesso spazio alla depressione derivante dal pensiero di lavorare a vuoto, perché i clienti potrebbero non avere più i soldi per pagarci.

Questo porta ad un grande affaticamento e stanchezza, che possono tradursi in pensieri negativi.

 

Il cambiamento che ci è stato imposto ci ha obbligato ad utilizzare tecnologie informatiche che non sapevano usare così bene e le preoccupazioni non sono solo per noi, ma anche per i nostri collaboratori e dipendenti che ci sentiamo in carico e che vogliamo tutelare.

 

Come uscirne?

 

Sviluppando la creatività che ci contraddistingue, utilizzando le competenze che abbiamo acquisito negli anni e che troppo spesso non abbiamo tirato fuori.

 
Nuovi paradigmi e nuovi modi di pensare, mettendoci nei panni dei clienti e sostenendoli nelle difficoltà come abbiamo sempre fatto.

Rinasceremo più digitali, diversificati, diversi. Il mondo del lavoro sta cambiando e anche noi cambieremo, adattandoci ad un futuro lavorativo ed economico che nessuno di noi sa esattamente quale sarà.

Articolo originariamente uscito su Ratio il 24/3

a cura di Emanuela Barreri

Photo by JESHOOTS.COM on Unsplash

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