Scegliere tra fringe benefit o flexible benefit può essere complicato
In un momento storico in cui la lenta ripresa si fa sentire, trovare il giusto equilibrio tra soddisfare gli sforzi dei dipendenti e non spendere tutto in tasse, è molto difficile.
Abbiamo a disposizione alcuni interessanti strumenti per soddisfare questa necessità: il fringe benefit o il flexible benefit.
Come funzionano?
Cos’è e come funziona il fringe benefit
Tante volte sentiamo parlare di fringe benefit; ma cosa si intende con tale termine? E’ ancora la scelta giusta?
Partiamo dal significato di questo termine; il fringe benefit non è altro che un reddito in natura, corrisposto al dipendente; questo rappresenta un costo normalmente deducibile IRES per l’azienda e tassabile IRPEF in busta paga del dipendente, salvo alcuni casi di esenzione.
La deducibilità del fringe benefit
Riguardo la deducibilità per l’azienda, di questi compensi o la tassazione per il dipendente, gli argomenti da mettere in campo sono di 2 tipi; uno più generico e uno più specifico che dipende dal tipo di fringe applicato.
I servizi, o beni in natura o qualsiasi bene suscettibile di quantificazione monetaria, utilizzabili dalla generalità dei dipendenti o categorie di dipendenti volontariamente sostenute per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto, sono deducibili per l’azienda, per un ammontare complessivo non superiore al 5 per mille dell’ammontare delle spese per prestazioni di lavoro dipendente risultante dalla dichiarazione dei redditi.
Questi benefits inoltre, secondo quanto stabilito dall’articolo 51 comma 3 del TUIR (il Testo Unico delle Imposte sui Redditi), subiscono una tassazione solo se l’importo ricevuto dal dipendente nell’esercizio solare (cumulativamente per tutti i datori di lavoro) eccede i 258,23 Euro.
Se la cifra supera il limite previsto, concorre per intero a formare il reddito – Di conseguenza, sarà l’intero importo a essere tassato e non soltanto la parte eccedente i 258,23 euro.
È molto importante, a tal riguardo, ricordare che è sempre possibile, addebitare al dipendente la parte eccedente la soglia (addebito sul netto busta paga, non tassato), così da evitare la tassazione dell’intero importo.
Quali sono i fringe benefit più utilizzati?
I fringe benefits più utilizzati sono:
- l’auto aziendale
- i buoni pasto
- il telefono e il pc aziendale
- immobili in locazione o in comodato d’uso
- prestiti aziendali
Iniziamo ad analizzarne alcuni:
Fringe benefit per il Pasto
Sono deducibili per l’azienda le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi (ad esempio i pasti di cuochi o camerieri).
Per i dipendenti questi pasti non sono tassati.
Ci sono poi prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto e queste non sono tassate né irpef né contributi, se l’importo complessivo giornaliero non supera euro 4, aumentato a euro 8 nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica; (si pensi ai ticket restaurant).
Fringe benefit per le Trasferte
Le spese di vitto e alloggio sostenute per le trasferte effettuate fuori dal territorio sono ammesse in deduzione per un ammontare giornaliero non superiore ad euro 180,76; il predetto limite è elevato ad euro 258,23 per le trasferte all’estero.
Se il dipendente o il titolare dei predetti rapporti sia stato autorizzato ad utilizzare un autoveicolo di sua proprietà ovvero noleggiato al fine di essere utilizzato per una specifica trasferta, la spesa deducibile è limitata, rispettivamente al costo di percorrenza o alle tariffe di noleggio relative ad autoveicoli di potenza non superiore a 17 cavalli fiscali, ovvero 20 se con motore diesel.
Fringe benefit per la partecipazioni agli utili
Le partecipazioni agli utili spettanti ai lavoratori dipendenti, sono computate in diminuzione del reddito dell’esercizio di competenza, indipendentemente dall’imputazione al conto economico.
Fringe benefit per le Case e fabbricati
I canoni di locazione anche finanziaria e le spese relative al funzionamento di strutture ricettive non sono deducibili, salvo quelle relative a servizi di mensa destinati alla generalità dei dipendenti o a servizi di alloggio destinati a dipendenti in trasferta temporanea.
I canoni di locazione anche finanziaria e le spese di manutenzione dei fabbricati concessi in uso ai dipendenti sono deducibili solo in proporzione all’importo che costituisce reddito per i dipendenti stessi.
Il valore su cui si calcolano tasse e contributi è pari alla differenza tra la rendita catastale dell’immobile e quanto erogato dal beneficiario per il godimento dello stabile stesso.
Qualora i fabbricati siano concessi in uso a dipendenti che abbiano trasferito la loro residenza anagrafica per esigenze di lavoro nel comune in cui prestano l’attività, per il periodo d’imposta in cui si verifica il trasferimento e nei due periodi successivi, i predetti canoni e spese sono integralmente deducibili.
Fringe benefit per i Prestiti
I prestiti concessi dall’azienda ai propri dipendenti sono soggetti a tasse e contributi in misura pari al 50% della differenza tra l’importo degli interessi calcolato in base al tasso ufficiale di riferimento vigente alla fine dell’anno e l’importo degli interessi in base al tasso applicato dall’azienda.
Le stesse disposizioni si applicano anche ai prestiti concessi da soggetti terzi che abbiano stipulato accordi o convenzioni con l’azienda.
Welfare e voucher… ovvero il flexible benefit
I flexible benefit sono uno strumento molto interessante perché consentono una convenienza tanto per il dipendente quanto per l’azienda: dal lato del dipendente, la quota di reddito erogata sotto forma di flexible benefit non sarà soggetta a trattenute contributive o fiscali; dal lato dell’impresa, questa non sarà deducibile.
Un ulteriore vantaggio dei flexible benefit da evidenziare è sicuramente l’aumento della motivazione dei dipendenti, un miglioramento del clima aziendale e una migliore conciliazione della vita lavorativa con quella privata e familiare.
L’uso del termine flexible benefit deriva dalla natura della strumento stesso; al dipendente viene assegnato un budget di spesa e sarai poi il dipendente stesso che deciderà come utilizzare tale budget in base alle proprie reali necessità e ai beni e o servizi messi a disposizione dal welfare aziendale stesso.
Come funziona il flexible benefit
Di seguito riportiamo alcune regole:
- Devono essere utilizzati solo dal titolare, senza poterli monetizzare o cederli ad altri;
- Devono rappresentare somme di denaro;
- Il loro utilizzo consente l’accesso ad un solo servizio / prestazione per l’intero valore nominale, senza necessità di alcun onere in capo al titolare;
- Devono essere intestati al lavoratore beneficiario;
- La prestazione erogata tramite voucher può anche essere ripetuta nel tempo (ad esempio l’abbonamento in palestra).
Un’eccezione alle regole citate sono i beni e servizi il cui valore, complessivamente, non supera (nel singolo anno d’imposta) i 258,23 euro. In questo caso le prestazioni possono essere cumulativamente indicate in un unico voucher.
Fringe benefit o Flexible benefit?
Concludo questa prima parte dell’articolo con quanto detto all’inizio dell’articolo stesso: oggi la necessità per le aziende di ottimizzare i costi è sempre più evidente e necessaria.
Contenere la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori è fondamentale, ma il rischio di andare a pesare troppo sul conto economico dell’azienda è alto.
I flexible benefit possono rappresentare uno strumento vincente per ottenere entrambe i risultati!
Articolo a cura di Manuela Mariotti