La velocità del cambiamento che è intorno a noi ci costringe ad essere sempre più efficienti e a passare oltre guardando al futuro.
Molto spesso questo si scontra con la nostra naturale propensione a fare le cose bene, a curare i dettagli e a verificare più e più volte quello che abbiamo fatto.
“La perfezione è nemica del bene” è una frase che abbiamo sentito spesso, ma che altrettanto spesso ci dimentichiamo di aver sentito, perché non l’abbiamo consapevolizzata. O meglio, pur condividendo tale pensiero a livello razionale continuiamo ad indugiare sul passato controllando e ricontrollando cosa abbiamo già fatto, per trovare errori o imperfezioni. Gli aspetti emotivi che sottostanno a questi comportamenti sono semplici, ma nella loro semplicità sono anche imbriglianti.
Tutto ciò è molto evidente in ambito aziendale, dove diventa fondamentale fare bene le piccole cose nel momento in cui si fanno ma avere anche uno sguardo allargato, volto al presente ma soprattutto al futuro.
Il cambiamento è troppo veloce, e non è più possibile aspettare di avere tutti i dati per prendere decisioni e, se necessario, cambiare rotta o strategia.
Ricordo chiaramente quando ho colto uno degli aspetti della potenza del “Principio della razionalità limitata” di Simon, premio Nobel per l’economia: nel momento in cui dobbiamo decidere non è possibile prendere in considerazioni tutte le variabili perché sono troppe, anche se pensiamo di averle valutate tutte ce ne saranno sicuramente altre che non abbiamo preso in considerazione, anche solo perché il tempo scorre e tutto cambia, generando nuove situazioni.
Questo non vuol dire fare le cose con superficialità ma fare le cose nel miglior modo possibile, in base alle nostre capacità e competenze, valutando consapevolmente il grado di precisione che vogliamo avere.
Guardando però al futuro.
Tornando nuovamente all’ambito aziendale questo vuole dire concentrarsi su quello che è accaduto negli ultimi mesi, verificando e monitorando col controllo di gestione quello che è accaduto e che sta accadendo nel presente. Confrontandolo con quello che pensavamo accadesse e che abbiamo ipotizzato nel budget e nei previsionali, per proiettarci nel futuro e correggere la rotta se necessario.
E’ un movimento circolare di pianificazione, monitoraggio e ripianificazione che ha il focus nel tempo presente e futuro, anche se va a prendere i dati nel passato.
Il passato del controllo di gestione è però un passato recente, l’anno scorso in alcuni casi è obsoleto, soprattutto se è stato un anno di pandemia. Anche perché magari la pandemia c’è ancora ma nel frattempo si è aggiunta la guerra, per cui a maggior ragione si deve pensare ad un futuro che sarà necessariamente diverso dal passato.
Ed è per questo motivo che la nostra attenzione deve sì andare al bilancio dello scorso anno, ma tenendo presente che quando viene generalmente approvato – aprile dell’anno successivo – è ormai “vecchio”.
Va anche tenuto presente che è un bilancio che è stato redatto con criteri civilistici e pertanto non necessariamente gestionali. I criteri civilistici sono chiari, disciplinati dalle norme, sappiamo dove andarli a prendere. Sono certamente interpretabili, c’è la possibilità di applicarli in modo diverso da caso a caso, ma sono criteri che conosciamo.
Il controllo di gestione è invece di per sé impreciso perché non ci sono regole, ogni realtà decide come farlo. L’unica regola è che deve essere tempestivo e attuale, non può e non deve avere la precisione del bilancio civilistico perché perderebbe di efficacia.
Ormai però non possiamo più farne a meno, dobbiamo guardare al futuro.
Anche se non è facile, perché pensare al futuro richiede coraggio, perché implica il rischio di sbagliare e si basa su un livello di minore precisione e di indeterminatezza a cui non siamo abituati e che ci spaventano un po’.
Articolo di Emanuela Barreri originariamente pubblicato su Ration Quotidiano il 06/07/2022
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