Da quando è iniziata la crisi, mi trovo a confrontarmi con imprenditori che, sempre più spesso, vedono questi anni come la fine di tutto.
Le domande tipiche infatti sono…
Ma la crisi è finita?
Quando finirà?
Il mio settore come va?
Veramente i cinesi ci porteranno via tutto o saranno quelli dell’est?
Domande come questa sono all’ordine del giorno e molto probabilmente ce le siamo fatte tutti noi almeno una volta…
Cosa significa la parola crisi?
Il percorso che ho fatto per diventare coach mi ha insegnato che, nella comunicazione, la cosa importante è capire quale significato danno alla parola gli interlocutori.
La parola crisi è in greco κρίίσίς, che significa decisione; io quindi l’ho intesa come “siamo in un momento difficile e dobbiamo prendere decisioni”.
Se provate a vederlo in questo senso, tutto si trasforma (almeno nella mia mente è così!).
Vedere l’opportunità nella crisi
La crisi è opportunità, ma per rendere tale questo momento, bisogna prendere decisioni (che in momenti di benessere non sono necessarie). Per poter fare le scelte funzionali, bisogna conoscere la società in cui viviamo, i gusti e soprattutto cogliere in fretta i cambiamenti. Nel mondo in cui viviamo oggi, con la presenza di internet e della tecnologia, tutto cambia molto più velocemente rispetto ad una volta.
Molte realtà con cui parlo hanno già lavorato moltissimo sulla qualità del prodotto, sulla riduzione di costi, sulla marginalità eppure non riescono a fare quel salto che vorrebbero. Ciò succede perché ormai il prodotto non è più la vera competizione, la vera lotta è sul tipo di business che si applica.
Anticipare le necessità del consumatore come modello di business
Pensate a Amazon, Car Sharing, Google, Bla Bla Car, Facebook…
Dietro queste realtà c’è sempre qualcuno che ha anticipato la necessità del consumatore. Per aiutarvi a trovare il vostro modello di business, posso aiutarvi a creare sistemi premianti per i vostri collaboratori.
Non pensate che certi argomenti valgano solo per le grandi realtà.
Il principale elemento incentivante è la retribuzione variabile, ne sono degli esempi:
– Incentivi individuali
– Incentivi di gruppo
– Premi di risultato
– Premi di profitto
– Gain sharing
– Profit sharing
Come vedremo, questo non è l’unico, esistono incentivi anche non monetari.
Dipende sempre cosa volete ottenere!
Sistemi premianti: profit sharing
Riportando quanto scritto dalla Unindustria di Bologna “SISTEMI PREMIANTI. Guida alla progettazione” possiamo dire che il Profit Sharing (condivisione dei profitti) lega la parte variabile della retribuzione del collaboratore ad una misura del risultato economico (utile) conseguito dall’impresa nel suo complesso.
Vantaggi del PROFIT SHARING
- L’Autofinanziamento, in quanto generalmente il profit sharing viene correlato con indicatori economico-finanziari, il cui livello minimo è definibile dall’azienda in fase di budgeting.
- La facilità di gestione del sistema, in quanto gli indicatori vengono facilmente e costantemente monitorati nell’organizzazione.
- L’allineamento tra gli interessi degli azionisti e dei dipendenti.
Il buon potere incentivante nel caso dei top manager, che hanno possibilità di influire direttamente sui risultati e sugli obiettivi considerati.
Svantaggi del PROFIT SHARING
- Lo Scarso potere incentivante per i livelli inferiori della gerarchia aziendale, dove la correlazione tra le attività svolte e le performance economico-finanziarie dell’azienda non è direttamente percepibile e
monitorabile. Di conseguenza, il profit sharing difficilmente riesce ad orientare i comportamenti. - La Bassa flessibilità strategica, in quanto impedisce di focalizzare il sistema su ulteriori obiettivi strategici oltre al profitto. Di conseguenza risulta più complesso mobilitare maggiori risorse per sistemi a più elevato potere incentivante.
- Le limitate possibilità di controllo: il profitto dipende anche da operazioni contabili, finanziarie e straordinarie che dipendono anche dal management aziendale.
- L’orientamento al breve periodo: risultati relativi ad un anno possono compromettere risultati futuri.
Quando il PROFIT SHARING è più efficace?
- Se esiste forte interdipendenza tra le unità organizzative che hanno in comune anche alcune risorse
- Nelle fasi di start-up dell’azienda
- In mercati del lavoro dove tale pratica è diffusa
- In aziende che operano in contesti ad elevata turbolenza.
- In aziende che riescono a creare dei mix di sistemi incentivanti.
Alla prossima !
Un saluto dalla vostra coach
Manuela
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